Giuseppina Antognini si racconta

Le origini

Sono nata in un paesino svizzero di 300 anime situato a 800 metri al nord del Canton Ticino, in mezzo ai castagni. Ultimogenita di una numerosa famiglia di 5 figli, amata, viziata e coccolata come più non si può descrivere…fortunato destino degli ultimi nati. Famiglia di imprenditori, si produceva cioccolato e se ne mangiava anche tanto! ahi ahi per i nostri poveri denti. Data la distanza dai centri scolastici a dieci anni i quattro maggiori sono finiti in collegio. Ma quali collegi, non certo quelli super del giorno d’oggi frequentati da nobili stirpe o oligarchi di mezzo mondo! Ai miei pianti e alla mia disperazione la Mamma ha deciso che il collegio non faceva per me: ma forse era anche lei che non poteva staccarsi dalla sua piccolina.

Gli studi

Ho frequentato le scuole locali (5 classi assieme, con una sola maestra magica che oltre alle lezioni di ruolo si prodigava con la ginnastica, la musica, il lavoro manuale, il disegno ecc.). Nella mia classe eravamo in due: Remo ed io. Verso i 15 anni, ormai affrancata dalle paure e malinconie, mi sono iscritta alle Magistrali, ospite di un Internato statale, dove ho concluso il diploma non senza un increscioso “incidente di percorso”. In seconda Magistrale l’asinello è stato clamorosamente bocciato e ha dovuto ripetere l’anno…un grande dolore soprattutto perché perdevo le amiche del cuore. Ma è stata una prova che mi ha temprata e non la rimpiango.

La decisione di lasciare il paese e affrontare l’avventura di un nuovo mondo: Milano

Il mondo dell’insegnamento non apparteneva alle mie corde. Il mio desiderio era di dedicarmi al segretariato (mi illudevo di poter un giorno lavorare con Papà?) e per farmi un’esperienza in questo campo ho scelto Milano dove all’epoca abitava mia sorella con le sue bambine che io adoravo. Due piccioni con una fava: lavoro e affetti. Nel lavoro ho dovuto applicarmi con grande tenacia non avendo una preparazione scolastica adeguata ma tutto sommato ce l’ho fatta a diventare segretaria di presidenza. L’attività lavorativa è durata una decina d’anni e poi è scoppiato l’amore. Ma questa è un’altra storia.

Compagna di Francesco Pasquinelli per 34 anni

Una lunga traversata nel complesso assolutamente positiva dove vicendevolmente ci siamo migliorati nelle nostre fragilità. Alcune diversità hanno creato qualche problemino. Francesco era un grande esteta e soffriva del fatto che io non frequentassi le “sartorie” e non amassi i gioielli (fare a me dei regali, lui tanto generoso, non è mai stato facile). Io, iperattiva, soffrivo della sua pigrizia (dopo 40 anni dalle scuole medie incontro un professore che riconoscendomi mi chiede: ma adesso riesci a star ferma?)

Pregi e difetti

Non sta tanto a me descriverli. Però stiamo al gioco.

Mi è difficile accettare le persone stupide (e purtroppo sono tante!), quelle incapaci ad essere buone d’animo e coloro che non sanno ascoltare: in generale la mancanza di generosità d’animo mi fa soffrire.

I miei pregi più grandi, non detto da me ma da chi mi è vicino, sono sicuramente la generosità e la grande capacità di ascolto. Inoltre, odio i litigi, sono una bilancia, voglio sempre metter pace.

In assoluto: nessuno è perfetto: siamo tutti colmi di pregi e difetti e quindi accettiamo il nostro prossimo con amore e pazienza.